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Una donna guarda fuori dal balcone in una Roma in quarantena
2 aprile 2020 (Roma, Italia) – Le immagini e i video degli Italiani chiusi in casa che cantano dai balconi per applaudire gli operatori sanitari hanno fatto il giro del mondo. Ma la settimana scorsa migliaia di cittadini si sono affacciati per un’altra causa: la scienza. Per tre serate, il 23-25 marzo, 6.000 italiani hanno fatto comparsa dai loro balconi per partecipare a un esperimento scienza-cittadini mai tentato prima: misurare l’inquinamento luminoso con gli smartphone.
Il progetto, denominato “Scienza sul balcone” e lanciato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, chiedeva ai partecipanti di spegnere tutte le luci del loro appartamento e lanciare un’app progettata per questo studio. Poi, è stato chiesto loro di girare lo schermo del telefono verso la fonte di luce principale che si vedesse dalle finestre – per esempio, un lampione o un’insegna. Utilizzando i sensori di luce dei telefoni, l’app misura la luminosità della fonte di luce in unità lux.
Lo studio è stato ideato da Luca Perri, astrofisico e comunicatore scientifico, e da Alessandro Farini, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Ottica. Come molte nazioni, in Italia si è visto negli ultimi decenni un costante aumento di luce la notte. Tale inquinamento luminoso compromette la visione dello spazio da parte degli astronomi e presenta problemi ambientali, economici, di sicurezza e di salute pubblica; può, ad esempio, influire sul sistema immunitario.
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Ma un’ampia raccolta di dati sull’inquinamento luminoso richiede un notevole investimento di tempo e denaro e potrebbe richiedere che ricercatori o sensori si trovino nelle case. E i satelliti rilevano solo la luce riflessa verso il cielo, il che significa che non forniscono un quadro completo. L’ultimo progetto ha permesso ai ricercatori di misurare la luce all’interno delle case, sfruttando la collaborazione e l’entusiasmo dei cittadini in quarantena. I primi dati confermano la partecipazione dei cittadini in ogni provincia italiana.
E Farini vede nel progetto un altro vantaggio per la scienza:
“Questa pandemia rischia di suscitare dubbi sulla scienza, perché circolano diverse notizie false. Con questo esperimento abbiamo voluto avvicinare i cittadini alle tecniche di misurazione, per mostrare loro lo spesso complesso procedimento, e permettergli di partecipare al metodo scientifico”.